Il 31 dicembre scorso è morta Geraldine Hoff Doyle, l'operaia divenuta icona del movimento femminista, qui ritratta nella foto che ispirò il celebre manifesto.
Lo scopo con cui fui inizialmente ideato, per volontà del Comitato di coordinamento della Produzione bellica americano, era quello di incoraggiare le donne a lavorare per sostenere lo sforzo bellico.
Solo poi negli anni ottanta, divenne emblema pop della lotta femminista e fu solo in quegli stessi anni che Geraldine, sfogliando per caso una rivista, riconobbe se stessa nel volto ritratto in quel manifesto.
La sua scomparsa, proprio al termine di quest'anno appena trascorso, ci sembra assumere un significato ancora più forte. Il suo -quasi inconsapevole- lascito, ed insieme quello di tutte le donne che hanno scelto di lottare, ci sprona a riportare quotidianamente il senso forte di quel "possiamo farcela!" nelle nostre vite e nei nostri percorsi.
A differenza del vuoto slogan obamiano "Yes we can", "WE CAN DO IT!" ha rappresentato e rappresenta tutt'oggi l'approccio che paga, durante la guerra contro il nazi-fascismo così come dentro le fabbriche. Allo stesso modo scegliamo di farlo nostro all'interno dell'università, schierandoci contro gli attacchi alla nostra autodeterminazione, contro l'ingresso del Movimento per la Vita nei consultori e contro ogni forma di sessismo.
A differenza del vuoto slogan obamiano "Yes we can", "WE CAN DO IT!" ha rappresentato e rappresenta tutt'oggi l'approccio che paga, durante la guerra contro il nazi-fascismo così come dentro le fabbriche. Allo stesso modo scegliamo di farlo nostro all'interno dell'università, schierandoci contro gli attacchi alla nostra autodeterminazione, contro l'ingresso del Movimento per la Vita nei consultori e contro ogni forma di sessismo.
La nostra promessa di lotta per questo nuovo anno è quella di esserci, forti della consapevolezza che, realmente, possiamo farcela!
Laboratorio Sguardi sui Generis
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