Il laboratorio Sguardi sui Generis nasce all'Università di Torino nel 2010 con l'intento di costituire uno spazio di discussione e crescita sulle questioni di genere. Un contenitore aperto, dunque, che si pone il duplice obiettivo di approfondire la formazione teorica e di favorire, al contempo, l'affermazione di una soggettività collettiva capace di confrontarsi e intervenire sulle problematiche di genere più attuali.

mercoledì 27 giugno 2012

Dalle ore 18 al parco del Valentino:
allenamento aperto di boxe della palestra popolare 'Antifa Boxe'
aperitivo a cura del Laboratorio Sguardi Sui Generis
...vi aspettiamo!

martedì 19 giugno 2012

#save194 appuntamento torinese!!


Il 20 giugno a Roma la Corte Costituzionale esaminerà l'art. 4 della legge 194 in relazione alle norme di tutela dell'embrione a livello europeo, ecco
cosa discuterà la corte costituzionale durante la giornata di domani.
Come donne torinesi parteciperemo alla giornata di mobilitazione nazionale #save194, qui è possibile consultare i vari appuntamenti che si daranno in moltissime città italiane.
Ci incontreremo davanti a Palazzo Nuovo domani 20giugno alle ore 13.00 per socializzare quanto sta accadendo nel nostro paese attraverso un volantinaggio informativo nel cuore della città. Partecipiamo tutte!!!

sabato 16 giugno 2012

Al Pride 2012: Orgogliosamente Femminist*

Abbiamo scelto di essere al Pride, non per celebrare un idillio europeo visto come il traguardo dell’accoglienza del “politicamente corretto”.

               Non siamo qui per chiedere diritti, come una manna che dall’alto delle sfere governative ci viene concessa, né tanto meno per permettere che i nostri corpi siano oggetto strumentalizzato dai potenti di turno per “lavarsi la coscienza”.


Per noi oggi è una manifestazione, non una parata. Non chiediamo: vogliamo!

Come donne, lesbiche e non, scendiamo in piazza da femministe.
Femministe perché questo significa parlare di un welfare sempre più inconsistente in questa epoca di perenne crisi.
Femministe perché questo è necessario quando l’omologazione culturale cerca di cancellare le nostre diversità, sottoponendo i nostri corpi a un fittizio genere neutro che nasconde disparità.


ORGOGLIOSAMENTE FEMMINIST*



Laboratorio Sguardi sui Generis

mercoledì 6 giugno 2012

FOLGORANTE SIA LA FINE!

Vogliamo dedicare questa bellissima poesia di Nazim Hikmet ad una donna che non ha mai smesso di lottare, un esempio per tutte noi...Ciao Carla...




Arrivederci fratello mare
Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po' della tua ghiaia
un po' del tuo sale azzurro
un po' della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino mare
eccoci con un po' più di speranza
eccoci con un po' più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.



venerdì 1 giugno 2012

Quaderni di San Precario n.3 - con un contributo del laboratorio


E' stato pubblicato il terzo numero dei Quaderni di San Precario dal titolo 'Io non ho paura del default', un lavoro lungo ed articolato di analisi della fase attuale che ha visto anche la partecipazione del Laboratorio.

Di seguito alleghiamo il nostro contributo, che troverete a pagina 155 dei quaderni, la versione integrale è disponibile in formato .pdf  su molti siti fra i quali www.quaderni.sanprecario.info/ e www.uninomade.org.

RESISTENZE FLESSIBILI.
Riflessioni a proposito di genere e precarietà.

Ci sono lotte, pratiche, teorie che vengono espulse dal dibattito socio-politico non appena sembrerebbero aver esaurito la propria iniziale carica contestataria. Presentandone le rivendicazioni come conquiste ormai assodate, le discorsività mainstream mirano a derubricarle dall'agenda dell'attualità, a banalizzarne il portato eversivo, riassorbendolo in una ripetizione dell'esistente in versione riveduta e corretta. Pian piano la lettura del reale di cui esse sono portatrici viene dipinta come obsoleta e superata, ogni prosecuzione della lotta diventa isterismo fuori tempo massimo. Il senso comune le relega nel ripostiglio ideologico del dato di fatto sul quale non è più necessario interrogarsi e, sul solco di questa evidenza, si può comodamente cominciare a dimenticare.
    Se dichiarare la vittoria di una lotta equivale spesso ad auspicarne l'esaurimento, non è peraltro escluso che il dibattito politico non decida di resuscitarla strumentalmente prima o poi. Viviamo in equilibrio fra un mondo che sembrava non aver più bisogno dei femminismi ed una classe dirigente che non disdegna di avvalersene, di tanto in tanto. All'occorrenza, infatti, il sessismo e la discriminazione vengono proiettati e incarnati nell'altro e nell'altrove, rivendicando per sé il patrocinio delle discorsività emancipative e la necessità morale di diffonderle. Così, mentre una presunta “uguaglianza di fatto” viene data per scontata nella vita di tutti i giorni, sulle categorie di genere e sessualità vengono erette le fondamenta ideologiche dell'imperialismo globale e delle guerre islamofobiche, la legittimazione di politiche razziste e discriminatorie in materia di immigrazione. In Italia, inoltre e in modo perculiare, la legittimazione morale e politica dei partiti di opposizione condensa sul corpo del sovrano e sulle sue abitudini sessuali l'ipostasi stessa del sessismo – come se quest'ultimo non fosse, invece, il risultato di una microfisica di pratiche assoggettanti storicamente trasversali ad ogni governo e a buona parte del corpo sociale.
Parallelamente, al traino dell'agenda politica, i media diffondono una versione addomesticata del femminismo, epurata da ogni elemento di conflittualità sociale.
    In questo scenario, non soltanto va problematizzato e discusso il potere divulgativo dei processi di mainstreaming, ma risulta necessario interrogarsi su quanto una versione aproblematica e unidirezionale del femminismo –  slegata cioè da una contestualizzazione socio-politica più ampia – possa offrire una sponda ad ogni tipo di strumentalizzazioni. Non a caso, fra i collettivi di genere e nel dibattito contemporaneo comincia a farsi strada l'esigenza, da un lato, di inchiestare l'immaginario legato alla parola femminismo, dall'altro, di interrogarne il senso, di problematizzarlo. La questione non è da porsi nei termini di cosa sia “veramente” femminismo oggi, bensì di come districare le pratiche di genere dai rischi della costruzione strumentale e unidirezionale, della banalizzazione fuorviante, quando non del vero e proprio branding a scopo commerciale − quello che è stato efficacemente definito femminismo™.