Il laboratorio Sguardi sui Generis nasce all'Università di Torino nel 2010 con l'intento di costituire uno spazio di discussione e crescita sulle questioni di genere. Un contenitore aperto, dunque, che si pone il duplice obiettivo di approfondire la formazione teorica e di favorire, al contempo, l'affermazione di una soggettività collettiva capace di confrontarsi e intervenire sulle problematiche di genere più attuali.

domenica 24 luglio 2011

Verso il Feminist Blog Camp. Diario di bordo!

Web, 24 luglio 2011, a pochi mesi dal Fem Blog Camp. Diario di bordo.
Breve aggiornamento.
La costruzione del Feminist Blog Camp procede bene, benissimo, alla grande.
La mailing list, che è aperta a chi ha un blog/sito e vuole partecipare alla costruzione dell’evento, è viva di tantissime presenze che si danno da fare per proporre idee, workshop, loghi, traduzioni in altre lingue, strategie comunicative.
Il Fem Blog Camp è aperto a tutte e tutti (anche a chi non ha un blog o un sito) ed è di tutte e tutti coloro che stanno partecipando attivamente alla sua costruzione. Nessun@ escluso.
Le parole d’ordine sono: condivisione, inclusione, partecipazione dal basso, rispetto delle reciproche differenze (“persone tutte egualmente meritevoli di aver assolto la funzione di aver determinato stimoli culturali contro la cultura sessista e autoritaria che costringe in più modi i corpi delle donne e quelli degli uomini che non vogliono assolvere ai ruoli imposti“). Tutte e tutti hanno qualcosa da dire e da dare ed è una gara di generosità quella di chi arriverà al Fem Blog Camp, Torino, il 28/29/30 ottobre, al Csoa Askatasuna, per regalare quello che sa fare alle altre e agli altri.
Ciascun@ metterà in comune un sapere, una esperienza, una proposta, un pezzo di hardware, il proprio tempo, favole per i bambini e le bambine, cultura per tutt* noi, musica, arte, strumenti, meraviglie pratiche, fantasia, creatività, competenze, per riconoscersi nella necessità di una piattaforma comune che raccolga la rete di donne e uomini antisessist* che usano il web per farsi media e costruire culture alternative, per renderlo funzionale a lotte che tutte e tutti realizziamo, una piattaforma comune che identifichi alcuni obiettivi strategici che ci vedranno unite e uniti.
Intanto si comincia con gli incontri reali (se nelle vostre città vi riunirete per parlare della vostra partecipazione al fem Blog camp fateci sapere e lo segnaleremo) a partire dalle compagne del laboratorio Sguardi Sui Generis, che hanno adottato l’iniziativa e l’hanno fatta propria, offrendo assieme al Csoa Askatasuna supporto, idee, cuore, testa, passione.
Primo appuntamento torinese anche per parlare di Fem Blog Camp il 25 luglio all’Askatasuna alle 21.30.
Per il resto, dato che è importante che voi siate coinvolte ora (non dopo, non da ospiti, non da “utenti”), ora che siete chiamate a dare un contributo di idee e saperi, di proposte e esperienze, ora che siete chiamate a partecipare alla costruzione di questa cosa che deve appartenervi quanto appartiene a tutte quelle e quelli che la stanno facendo propria. Dunque dato che è importante questo eccovi tutte le modalità di partecipazione all’iniziativa:
Le prove di grafica (divertitevi a fare delle variazioni e inviatecele così possiamo inserirle): http://feministblogcamp.noblogs.org/sample-page/banner-loghi-grafiche/
Se volete contribuire, proporre, partecipare, chiedere informazioni o segnalare il numero dei partecipanti per consentirci di organizzare i luoghi in cui si dormirà, potete scrivere a feministblogcamp[chiocciola]grrlz[punto]net
Se volete divulgare la call potete trovarla QUI.
Se volete divulgarla in altre lingue, potete trovarne intanto alcune versioni in inglese, francese e castigliano QUI.
Avviso: In generale sappiate che tutti i siti e blog e mailing list che stanno sul server di Autistici/Inventati, sono affidabilissimi e accessibili. Nel caso in cui il vostro browser, explorer, mozilla o altri, vi segnalano un problema sappiate che dovete semplicemente accettare l’eccezione e scaricare il certificato di Autistici che non è in regime di monopolo microsoft e affini (perciò non lo riconoscono).

giovedì 21 luglio 2011

Cota ci riprova. In vista per lui un altro fallimento!

Non è trascorsa nemmeno una settimana dalla sentenza del TAR di Torino (http://sguardisuigeneris.blogspot.com/2011/07/la-vittoria-delle-donne-respinto-il.html) che finalmente accoglieva il ricorso presentato da alcune donne torinesi in merito alla Delibera Ferrero, e già ci troviamo ad aver a che fare con nuove manovre del leghista e fervente baciapile di Cota.

La prima sentenza aveva respinto la legittimità del provvedimento amministrativo chiamato "Protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l'interruzione volontaria di gravidanza", che prevedeva l'ingresso dei fondamentalisti cattolici antiabortisti nei consultori, negando palesemente la possibilità, per le donne, di usufruire dei consultori come luogo di scelta consapevole ed autodeterminata sulla propria vita e sulla scelta di maternità.

Il provvedimento in questione, pensato apposta per il Movimento per la Vita, è stato giudicato incostituzionale dal Tribunale Amministrativo in quanto «prevede la possibilità di ammettere alle convenzioni con le ASL unicamente le associazioni che possiedano nel proprio statuto il requisito della “difesa della vita fin dal concepimento”», discriminando in maniera arbitraria la composizione dei soggetti e delle associazioni che possono entrare nelle strutture sanitarie.

I consultori sono stati una conquista del movimento delle donne, pensata per sostenere e accompagnare, non per imporre una morale e sovradeterminare le decisioni sulla maternità; sono strutture nate dalle lotte, passando attraverso occupazioni, e non è tollerabile la presenza, in questi luoghi, di chi, ben addestrato a fare il lavaggio del cervello, vuole decidere per loro.

Non trascorrono nemmeno 48 ore dalla sentenza che le agezie di stampa riferiscono di una nuove Delibera, con lo stesso nome, approvata in fretta e furia aggiungendo solo ai requisiti: «presenza nello statuto della finalità di tutela della vita fin dal concepimento e/o di attività specifiche che riguardino il sostegno alla maternità e alla tutela del neonato: in assenza del presente requisito soggettivo, è sufficiente il possesso di un’esperienza almeno biennale nell’ambito del sostegno alle donne ed alla famiglia»
Le promesse che Cota ha fatto in campagna elettorale (il Patto per la Vita e per la Famiglia) devono essere davvero importanti per lui, o meglio, devono essere importanti gli interessi che si muovono dietro queste manovre, se si è premurato, in un momento di scandali e problemi economici per la sua giunta, di approvare una nuova delibera, che finge di adeguarsi alle osservazioni sollevate dalla sentenza del TAR.

Con un'arroganza senza ritegno, il governatore crede di poter aggirare le azioni che le donne hanno portato avanti in questi mesi per combattere le sue asservite delibere.

Non deve dimenticare che il ricorso in tribunale è stato solo uno dei capitoli di una lotta che ci ha visto tutte impegnate, con modalità varie, a contrastare le manovre di potere sul corpo delle donne. Sono state moltissime le azioni, i momenti di contestazione, i volantinaggi informativi e le assemblee che ci hanno visto mettere in atto un'opposizione reale in questi mesi, e questo goffo tentativo di aggirare una sentenza non ci scoraggia nè ci impone di abbandonare la battaglia, anzi. L'affanno con cui questa giunta cerca di mettere una pezza a colpi di provvedimenti alimenta la determinazione e la convinzione che si stia giocando una battaglia fondamentale, sulla quale non cederemo e nella quale continueremo ad impegnarci, con tutti gli strumenti che abbiamo a dispozione.

lunedì 18 luglio 2011

La vittoria delle donne - respinto il Protocollo Ferrero!!

Il giorno 15 luglio il tribunale del TAR ha accolto il ricorso fatto da una associazione di donne, ed ha quindi respinto il Protocollo Ferrero, che prevedeva l'ingresso degli integralisti pro-vita all'interno dei consultori pubblici.

Seguirà un nostro approfondimento in merito a questa lotta che ci ha viste protagoniste da ottobre ad oggi, per ora segnaliamo questo articolo de "La Repubblica"

mercoledì 13 luglio 2011

13 Luglio 1954: Muore Frida Kahlo


Frida Kahlo muore il 13 luglio 1954 a Coyoacàn; la causa ufficiale della morte è ''embolia polmonare'', ma si sospetta il suicidio.
13 luglioMagdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón era nata nel 1907 da Carl Wilhelm Kahlo e Matilde Calderón y Gonzalez a Coyoacàn, una delle sedici delegazioni di Città del Messico. Sentendosi profondamente ''figlia'' della rivoluzione messicana del 1910, da sempre sosteneva questa come sua reale data di nascita.
Nonostante fosse affetta da spina bifida (inizialmente scambiata per poliomielite), fin dall'adolescenza Frida manifestò un talento artistico e uno spirito indipendente e passionale riluttante verso ogni convenzione sociale.
A diciassette anni rimase vittima di un incidente stradale tra un autobus su cui viaggiava e un tram, a causa del quale riportò gravi fratture che le segneranno la vita costringendola a numerose operazioni chirurgiche che le sfigureranno il corpo intero. Dimessa dall'ospedale, fu costretta ad anni di riposo nel suo letto di casa con il busto ingessato: è qui che Frida cominciò a leggere libri sul movimento comunista e a dipingere soprattutto autoritratti, grazie a un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto che i genitori le avevano regalato.
Dopo che le fu rimosso il gesso, portò i suoi dipinti a Diego Rivera, illustre pittore murale dell'epoca che, rimanendo particolarmente colpito dallo stile moderno di Frida, decise di trarla sotto la sua ala e inserirla nella scena politica e culturale messicana.
Frida divenne così un'attivista del partito comunista messicano partecipando a diverse manifestazioni e, nel 1929 sposò Rivera, pur sapendo dei continui tradimenti cui andava incontro. Frida e Diego organizzarono i loro studi e accumularono reperti precolombiani del Messico e collezioni etnografiche nella grande ''Casa Azul'' di Coyoacàn, oggi aperta al pubblico come il Museo Frida Kahlo.
Negli anni successivi al matrimonio Frida si trasferì a New York con il marito, al quale erano stati commissionati alcuni lavori, ma ben presto decise di tornare nella sua città natale, anche a causa di un aborto spontaneo in gravidanza inoltrata causato dell'inadeguatezza del suo fisico.
Nel 1939 Frida e il marito divorziarono per il tradimento di Rivera con la sorella di Frida, per risposarsi di nuovo un anno dopo a San Francisco perché, di fatto, Diego non l'aveva dimenticata e non aveva mai smesso di amarla.
Frida aveva assimilato dal marito uno stile volutamente naif che la portò a dipingere in particolare piccoli autoritratti ispirati all'arte popolare e alle tradizioni precolombiane. La sua chiara intenzione era, ricorrendo a soggetti tratti dalle civiltà native, affermare in maniera inequivocabile la propria identità messicana. Nei suoi ritratti raffigurò inoltre, molto spesso, gli aspetti drammatici della sua vita, il maggiore dei quali fu il grave incidente del 1925. Il rapporto ossessivo con il suo corpo martoriato caratterizzava infatti uno degli aspetti fondamentali della sua arte: creava visioni del corpo femminile non più distorto da uno sguardo maschile.
Nel corso della sua vita Frida ebbe numerosi amanti, di ambo i sessi, tra i quali il rivoluzionario russo Lev Trotskij, il poeta Andrè Breton e la militante comunista e fotografa Tina Modotti.
Pochi anni prima della sua morte le venne amputata la gamba destra, in evidente stato di cancrena. Le ultime parole che scrisse nel suo diario furono:
"Attendo con gioia la mia dipartita. E spero di non tornare mai più."

domenica 10 luglio 2011

Domodossola, le mamme occupano il Comune!


A Domodossola la notizia dell’imminente chiusura del punto nascite locale ha subito scatenato forti reazioni tra la popolazione: se questo provvedimento venisse messo in atto, le donne si troverebbero costrette a partorire a Verbania, a 50 km di distanza.
Ma le future mamme (e non solo) non hanno perso tempo e da venerdì hanno occupato il Municipio di Domodossola, organizzando a piccoli gruppi i turni di notte e dichiarando di non aver intenzione di andarsene fino a quando non otterranno garanzie per poter far nascere i figli senza dover macinare decine di chilometri.

L’episodio locale si inserisce in un quadro ben più ampio di tagli alla sanità pubblica, che sta portando a riduzioni drastiche di personale e dunque alla diminuzione, se non alla sparizione, di molti servizi.
L’asl conferma la chiusura del punto e si affretta a specificare che si tratta di un disservizio temporaneo, ma in questi giorni alcuni camion hanno cominciato a portare via dai locali dell’ospedale gli arredi e le attrezzature, alimentando ulteriormente la rabbia delle donne, che non hanno intenzione di farsi prendere in giro.
Già nel 2002 ottomila persone erano scese nelle strade di Domodossola contro la chiusura dei reparti di ostetricia e ginecologia, costringendo la Regione a fare marcia indietro; proprio da quella mobilitazione erano nati il punto nascite ed un reparto di pediatria, entrambi attualmente a rischio di chiusura.
Di fronte al nuovo montare della protesta, l’ex sindaco e attuale consigliere regionale della Lega Nord, Michele Marinello, ha negato che vi sia intenzione di smantellare definitivamente il punto. Le donne di Domodossola non hanno esitato a riconoscere nel suo partito, e in particolare nel presidente della Regione Roberto Cota, la responsabilità dei tagli alla sanità e dunque di quanto sta accadendo all’ospedale San Biagio. Vale la pena ricordare che proprio Cota aveva fatto della “difesa della famiglia” uno dei cavalli di battaglia della propria campagna elettorale: viene da chiedersi come si possano conciliare politiche di questo tipo con le tante parole di cui lui e il suo partito si riempiono la bocca quando fanno le proprie battaglie in difesa della “vita”. Ma si sa che nella Lega Nord la coerenza non è di casa e che per Cota & co. le donne sono oggetto di attenzione solo quando si tratta di impedire loro di decidere autonomamente sui proprio corpi, mentre poco importa se poi, per tentare di scaricare i costi della crisi, si taglia indiscriminatamente sulla sanità pubblica, costringendo così le madri a fare 50 chilometri per partorire i nascituri che i leghisti, spalleggiati da gruppi cattolici integralisti, si affannano tanto a difendere nelle loro battaglie anti-abortiste.
Intanto, se da un lato c’è chi dichiara che la chiusura verrà portata a termine, i precedenti di mobilitazione della città e la determinazione delle donne fanno ben sperare per il futuro del punto nascite...!

venerdì 8 luglio 2011

I FUMI DI CHIOMONTE


È passato già qualche giorno dalla grande manifestazione di domenica. Per stasera si annuncia un nuovo appuntamento, una fiaccolata per le vie torinesi. Il tentativo esasperato di delegittimare e infiacchire il movimento No Tav dopo l'assedio del 3 luglio è andato in fumo. Dapprima il fumo velenoso dei lacrimogeni, in seguito quello insidioso delle parole in mala fede. Una doppia violenza volatilizzatasi di fronte alla forza della partecipazione solidale e attiva di tutte e tutti.
Il fumo che domenica copriva le vigne delle Valle ci dice molto della tigre di carta che si agita di fronte alle migliaia di volti No Tav. “Gettar fumo negli occhi”, nella lingua parlata – schietta e quotidiana – significa raccontare bugie, offuscare la vista, interdire uno sguardo altrimenti lucido. Questo fa la retorica pro Tav: getta fumo negli occhi! Il progresso, i dictat europei, le previsioni di sviluppo vecchie di trent'anni e già smentite dalla realtà attuale nascondono soltanto un vuoto di argomenti e ragioni.
Il Movimento No Tav ha imparato negli anni a guardare oltre quel fumo, a fare a pezzi parola dopo parola l'ideologia del profitto contrapponendo ad essa infinite ragioni che motivano il suo No. Le maschere e i foulard che domenica proteggevano i volti e i polmoni di oltre sessantamila esseri umani non sono altro che il divenire visibile e manifesto di anticorpi prodotti in vent'anni di lotta. Allo stesso modo il fumo nero e tossico dei lacrimogeni è la materializzazione della politica Si Tav, la smentita palese di ogni sua velleità democratica. Una politica che cerca di imporsi con la forza, cacciando uomini e donne dal loro stesso territorio.
A questo livello, tuttavia, l'immagine del fumo torna a dirci qualcosa di essenziale. “Tanto fumo e poco arrosto” si dice – sempre nel colorito gergo comune – di un'apparenza che dissimula una verità. I muscoli certo sono stati esibiti (eccome se lo sono!), eppure la sensazione è che nascondano, in fondo, una debolezza. La debolezza di chi non sa più che pesci pigliare e, compulsivamente, agita le braccia e la lingua. Le braccia, in questo caso, sono armate di manganelli e lingue biforcute godono dell'eco della carta stampata. Eppure si agitano entrambe nel vuoto, senza colpire nel segno o senza scalfire nell'animo la dove colpiscono la carne.
Forte, al contrario, il popolo della Valle – come sempre lo sono le genti quando si uniscono per un obiettivo comune. Questa è la lezione fondamentale che apprendiamo dalla Val di Susa: che una battaglia non comincia da una semplice scommessa, ma dalla certezza di vincere. Certo, chi vuole piegare questo movimento dispone di molti mezzi, la cui natura si è ben palesata domenica 3 luglio. Questo, però, ci dice soltanto una cosa, che – sin d'ora – i signori della Tav sono gli unici responsabili del grado di violenza agitato e agito su migliaia di uomini e donne.
Quali fumi spireranno in Valle nei prossimi mesi lo si vedrà. Come saranno respinti lo si capirà passo dopo passo. Quel che è certo è che, alla fine, proprio la Tav andrà in fumo!


RICORDIAMO L'APPUNTAMENTO PER LA FIACCOLATA NO TAV DI QUESTA SERA 
ALLE H.21 IN PIAZZA ARBARELLO

lunedì 4 luglio 2011

Il Dovere di Puntualizzare

Domenica 3 luglio arriva, atteso, l'assedio della Val Susa. Arriva dopo una settimana di terrorismo psicologico sui maggiori quotidiani nazionali volto a spargere paure e timori tra le persone. La Stampa di qualche giorno fa, per esempio, intimidiva i cittadini con i suoi titoli cubitali del tipo: «I pacifici cittadini non devono salire» oppure «si preparano i violenti da ognidove». La gente della Valle – come quella proveniente da fuori e solidale alla causa No Tav – tuttavia è abituata a riconoscere le menzogne di carta e non si lascia ingannare. Anche questo, in fondo, è il significato del grido ripetuto: La Val Susa paura non ne ha! Non ha paura dei contingenti schierati e neppure delle minacce degli scribacchini, schierati anch'essi dalle più disparate forze politiche. Non teme classificazioni, distinzioni e limitazioni ideologiche. Ha soltanto voglia di esserci, di partecipare e di lottare.