Il laboratorio Sguardi sui Generis nasce all'Università di Torino nel 2010 con l'intento di costituire uno spazio di discussione e crescita sulle questioni di genere. Un contenitore aperto, dunque, che si pone il duplice obiettivo di approfondire la formazione teorica e di favorire, al contempo, l'affermazione di una soggettività collettiva capace di confrontarsi e intervenire sulle problematiche di genere più attuali.

venerdì 30 novembre 2012

POSTILLA SUGLI ARRESTI DI IERI


Ieri, 29 Novembre, è andato in scena l'ennesimo attacco programmato al movimento notav. “Arresti a orologeria”, come in molti/e hanno sottolineato, in vista di importanti giornate di mobilitazione in arrivo. Ne abbiamo scritto ieri, ma vogliamo rifarlo oggi per due motivi.
Il primo è che una ragazza del Laboratorio si trova ai domiciliari e nessuna di noi, da ventiquattro ore, ha altro pensiero nella testa. Non possiamo chiamarla o andarla a trovare perché le sono state imposte tutte le restrizioni possibili. Ci chiediamo cosa fare per lei, come mandarle un segnale, e per questo ci ritroviamo a scrivere di nuovo. Il secondo motivo è che quanto accaduto ieri va interrogato forse con maggiore freddezza di quanta non sia stato possibile averne ieri.

Cominciamo da Francesca, oggi ai domiciliari. Non ne butteremo l'esistenza in pasto al web, non vi racconteremo di lei. Non crediamo che ci sia bisogno di sottrarla al discredito raccontandone la bellezza. Non vogliamo metterci sul piano dei diffamatori, degli accusatori e soprattutto non lo faremo battagliando sull'esistenza di una nostra compagna. Vorremo invece provare a ragionare su un dispositivo politico e mediatico di colpevolizzazione diffusa che ci sembra caratterizzare le modalità di gestione del conflitto no tav da parte dei poteri forti e degli interessi che essi rappresentano.
Un dispositivo, per come lo intendiamo qui, è uno schema di rappresentazione, un modo di raccontare funzionale a un obbiettivo. In questo caso l'obiettivo è produrre un alone di colpevolezza a priori, annacquare fatti e ragioni, spostando il baricentro della questione. Attraverso modalità di narrazione ben definite, infatti, si cerca di legittimare ciò che non sarebbe legittimo nella cultura giuridica democratica: un'imputazione dell'essere anziché del fare. Nel nostro ordinamento le norme dovrebbero regolare azioni e non modi di essere. Quello a cui invece assistiamo negli attacchi agli esponenti notav è un tentativo di rendere reato “l'essere notav” in quanto tale: punire l'essere e non il fare.

giovedì 29 novembre 2012

FRANCESCA LIBERA, LIBER* TUTT*! IN SOLIDARIETA' A TUTTI/E I/LE NO TAV


Questa mattina all'alba è scoppiata l'ennesima operazione di intimidazione e repressione nei confronti di quanti, da tempo, s'impegnano nella battaglia notav. 17 persone colpite personalmente da provvedimenti giudiziari. Migliaia di uomini e donne sottoposte all'ennesimo affronto, all'ennesima aggressione e violenza. Altrettanti e altrettante danneggiati/e – forse senza neppure rendersene davvero conto – dal consolidarsi di una pratica diffusa di amministrazione giudiziaria e poliziesca delle questioni politiche.

La cronaca di questa mattina, infatti, contiene tante storie – una dentro l'altra, come le scatole cinesi. Tutte importanti, tutte fondamentali, intrecciate l'una con l'altra. In primis le storie di coloro che sono stati/e direttamente colpiti/e dai provvedimenti: biografie sulle quali oggi si appiccicano con la forza menzogne tratteggiando profili improbabili di pseudo-criminali. Biografie che si cerca di complicare, indebolire, tacitare proprio perché – troppo spesso – traboccano di energia, intelligenza e dolcezza. Biografie che raccontano una lotta popolare, capace di trapassare da una generazione all'altra, di contaminare luoghi e situazioni; capace – per certi versi – di cambiare la vita restituendole la bellezza della sua dimensione sociale. Questa, infatti, è la realtà di un blocco autostradale, di un presidio, persino di un'occupazione: sono fatti sociali – pensati, agiti e discussi da uomini e donne in carne ed ossa. E se fatti simili tecnicamente possono costituire dei reati è solo perché le istituzioni, i palazzi, la cultura politica e giuridica si scollano sempre più dai bisogni di persone in carne ed ossa. Per questo la storia di questa mattina non narra soltanto le vicende individuali di alcuni e per questo ogni accusa, persecuzione e diffamazione va rigettata in un coro di migliaia di voci.

martedì 27 novembre 2012

What's body? - terzo appuntamento

Il prossimo incontro aperto per proseguire la costruzione del percorso 'What's body?' sarà mercoledì 28 novembre.
L'appuntamento è alle ore 21 alla VerdiLab di vicolo Benevello 4, Torino...vi aspettiamo!

domenica 25 novembre 2012

Le mille facce della violenza. La violenza sulle donne non è mai un fatto privato!


Per ricordare questo 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, noi studentesse, precarie, lavoratrici abbiamo scelto di puntare il dito nei confronti delle mille svariate forme in cui si costruisce quotidianamente la violenza sui nostri corpi e sulle nostre esistenze. Lo facciamo in maniera visibile, netta e con messaggi chiari, che possano rimbalzare nelle menti di chiunque, indicando senza mezzi termini quelli che riteniamo i responsabili primari di questa situazione.

La violenza del sistema mediatico che oscura e distorce la sistematicità dei femminicidi che, con raccapricciante regolarità, si susseguono in tutta Italia. Mattanza trasversale ad ogni ceto, classe sociale ed età, violenze che vengono assunte come 'raptus' di follia, cancellando qualsiasi traccia di responsabilità sociale, collettiva e culturale ed annullando ogni possibilità di critica sul sistema che le produce.

venerdì 23 novembre 2012

Roma verso il #25N: occupata la sede del Fatto Quotidiano

Segnaliamo l'iniziativa delle compagne di Roma in occasione del 25 Novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne: questa mattina un gruppo di donne ha occupato simbolicamente la redazione romana de Il Fatto Quotidiano, per denunciare la responsabilità dei media nel contribuire a mistificare il fenomeno della violenza sulle donne tramite un linguaggio sessista e complice che utilizza terminologie come 'delitti passionali' o 'raptus di follia'.


Verso il 25N...
#Nonsonounmediacomplice!


Qui il comunicato del collettivo femminista Le Ribellule sull'iniziativa e di seguito il video dell'occupazione (altri video dell'iniziativa qui qui)




È morto un ragazzo, riprendiamoci la lotta!

È vero: omofobia e transfobia sono una piaga sociale.
Ma lo sono in quanto “sintomo” dell'eterosessismo, del razzismo, del fascismo dei corpi e dei desideri che costituiscono i pilastri delle nostre società, dell'ordine culturale e politico prodotto e riprodotto dalle chiese e incarnato dallo stato che ne sorveglia i confini.
Viviamo in un sistema capitalistico finalizzato alla produzione di ricchezza economica per pochi e alla criminalizzazione di ogni altra forma di ricchezza non commercializzabile, individuale e collettiva, come il dissenso. Perché il capitalismo riconosce un solo genere di “uomo”: maschio, bianco, etero e as-soggettato alle regole sociali che ne mantengono i privilegi.
Noi, invece, siamo lesbiche, femministe, froce, trans, nere, clandestine e incazzate.
Oggi non siamo lacrime né fiaccole, non siamo una generica legge contro l’omofobia perché il sistema deve essere rivoltato, non “curato”.
L’unica alternativa che conosciamo è la r-esistenza che nasce dall’alleanza tra soggetti eccentrici, eccedenti, che porta alla condivisione di un percorso comune di lotta e di rivendicazione.
Perché noi siamo quelle non integrate e integrabili e il nostro obiettivo è dis-integrare le politiche fasciste ed escludenti di ogni stato.

L'omofobia non è un fatto di cronaca


Martedì un giovane ragazzo quindicenne si è tolto la vita, spezzato dall'impossibilità di sopportare le violenze omofobe quotidiane. La storia – a qualche giorno di distanza – la conosciamo: è quella di un giovane perseguitato quotidianamente per aver scavalcato confini di genere prestabiliti ed averlo espresso usando il proprio corpo come spazio su cui decostruire significati e significanti (il rosa, l'abbigliamento, lo smalto, ...). É la storia di un corpo che sperimentava la propria identità. Quel corpo ricondotto con brutalità a una norma spacciata per normalità, oggi, è anche il nostro. Si, perché il punto è proprio questo, il persistere di una normalità intrisa di violenza omofoba e sessista.

Non si può  raccontare la morte per omofobia come un fatto improvviso, inaspettato e sorprendente, come fosse un fattaccio di cronaca nera, qualcosa che capita indipendentemente da tutti e tutte. Al contrario, l'omofobia appartiene a quelle forme di violenza sociale e collettiva, spesso perpetrate con il benestare della collettività. Ve n'è d'altri tipi, come ad esempio, il razzismo o la violenza sulle donne. Forme di violenza che, pur nella loro specificità, possiedono tratti comuni. Quali, ad esempio, la presenza di una responsabilità doppia, individuale e collettiva; o il fatto di essere collettivamente premeditate e organizzate attraverso atteggiamenti diffusi che la favoriscono; oppure il contemplare gradazioni diverse d'intensità ma non di gravità; il venir trattate come fatti isolati e privati quando le analogie tra gli episodi balzerebbero agli occhi anche a un bambino; l'esser tantissime, quotidiane, diffuse e pur sempre rimosse e taciute. Violenze che la politica istituzionale non combatte, se non in maniera ridicola, insufficiente e inadeguata. Violenze di cui esistono istigatori istituzionali ai quali non si chiede mai conto. Violenze in cui la vittima – là dove cerca il sostegno esterno – è costretta a dimostrare di non aver frainteso, è invitata a lasciar perdere, è persuasa a concedere al persecutore l'alibi della buona fede.

venerdì 16 novembre 2012

Verso il 25 Novembre: ai nostri posti ci troverete. Sempre.


Pubblichiamo il contributo che distribuiremo all'interno della due giorni 'Contro la violenza sulle donne e sulla terra' e in vista della giornata internazionale del 25 novembre...
la violenza sulle donne non è mai un fatto privato!
Laboratorio Sguardi Sui Generis

Sono diversi anni ormai che come studentesse, lavoratrici, precarie e non solo
scendiamo nelle strade e nelle piazze in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne; per far uscire allo scoperto e combattere le violenze e le brutalità che sempre più spesso si consumano su soggetti e corpi femminili e che vengono sistematicamente oscurate e/o ridotte a trafiletti di cronaca nera.
Violenze che vengono assunte come episodi ordinari di follia che cancellano qualsiasi traccia di responsabilità sociale, collettiva e culturale e che poco fanno riflettere e ragionare criticamente sul sistema che le produce, riducendole poi a dei meri episodi.
Basti ricordare l'omicidio di Carmela Petrucci, avvenuto circa una mese fa a Palermo, nel quale la ragazza è stata uccisa a coltellate dall'ex fidanzato nell'androne di casa sua. Omicidio che i media mainstream non hanno esitato a definire come ''passionale'', rimarcando questo aggettivo più e più volte senza invece analizzare quella che è una vera e propria tendenza maschile a considerare le donne come soggetti da discriminare e sottomettere.

martedì 13 novembre 2012

Trivelle all'autoporto di Susa: oggi pomeriggio assemblea No Tav!

Nella notte e scortate da un migliaio di agenti delle forze dell'ordine (come sempre!) sono arrivate in Val Susa tre trivelle che ora stazionano nell'area dell'autoporto di Susa.
Subito è partito l'appello alla mobilitazione da parte del movimento No Tav: l'appuntamento è dalle 17 al presidio internazionale di Susa, ben equipaggiati con vestiti caldi e cena al sacco!
Partecipiamo tutt* e diffondiamo l'appuntamento...
A SARA' DURA!


domenica 11 novembre 2012

Contro la violenza sulle donne e sulla terra: contributo alla discussione


CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE E SULLA TERRA: CONTRIBUTO ALLA DISCUSSIONE

Riceviamo e volentieri contribuiamo a diffondere questa riflessione delle Donne In Movimento

«Le donne e la natura sono unite non nella passività, ma piuttosto nella creatività e nel mantenimento della vita»
Vandana Shiva
                                                                                                                                                                         
La violenza nei confronti delle donne e la violenza nei confronti della terra sono tematiche che dovrebbero essere affrontate insieme, tenendo conto che entrambe (la terra e le donne) soccombono in questo modello di sviluppo che porta con sè autoritarismo e impoverimento economico e culturale. Entrambe possono essere usate come merce e possono diventare oggetto di profitto. Donne e terra sono naturalmente legate per la potenza generatrice e rigeneratrice di entrambe.
In Valsusa, la ventennale lotta contro la costruzione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione ha espresso in maniera più chiara questo legame tra donna e terra.  Ci siamo ritrovate particolarmente attive nella difesa della terra, delle sue risorse e contro lo spreco del denaro pubblico in opere dannose e inutili. Ci siamo mobilitate in difesa della terra poiché sappiamo che, da questa tutela, dipendono il presente e il futuro. Attraverso la lotta per la difesa della terra abbiamo acquisito maggiore consapevolezza di noi e del ruolo che vogliamo giocare in questa vicenda, esprimendo il nostro protagonismo e assumendoci la responsabilità di contrastare questo modello di sviluppo (sviluppo?), che impone la rapina sistematica delle risorse naturali e che produce ingiustizia sociale e, come diretta conseguenza, violenza. Cerchiamo di non delegare la cura del territorio ad altri, convinte che la presa in carico soggettiva e collettiva sia l’unica via per la salvaguardia dei beni comuni.

venerdì 9 novembre 2012

CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE E SULLA TERRA - il programma:


CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE E SULLA TERRA
Di seguito il programma della due giorni organizzata in Valsusa dalle Donne in Movimento che si terrà il 17 e il 18 novembre

Sabato 17 novembre
- ore 10.00-17.00 - Bussoleno, via W. Fontan: esposizioni artistiche, fotografiche, artigianali e banchetti informativi (in caso di pioggia le esposizioni verrano allestite presso la sala del Dopolavoro Ferroviario);
- ore 17.00 – Bussoleno – Sala Consigliare, Via Traforo 62: Assemblea Pubblica; interverranno: Nicoletta Poidimani di RE-FE (Relazioni Femministe); Collettivo Medea; Elina Colongo, Soccorso Violen
za Sessuale Ospedale S. Anna di Torino.
- ore 22.00 – Chianocco – Birreria Il Cotonificio: Live Music Show Rock al Femminile con LE RIVOLTELLE.

Domenica 18 novembre:
- ore 11.00 – Chiomonte: Passeggiata Chiomonte – Clarea e ritorno


Come laboratorio cureremo una riflessione sugli stereotipi e sulle strategie comunicative messe in atto dai media mainstream per rappresentare le donne del movimento NO TAV

Partecipiamo numerose/i! Si parte insieme si torna insieme!


giovedì 8 novembre 2012

Verdi15 2.0...non un passo indietro!


Dopo lo sgombero del 30 ottobre e una settimana ricca di iniziative e mobilitazioni gli studenti e le studentesse della Verdi15 di Torino hanno fatto quanto annunciato ormai da giorni: da oggi una nuova occupazione ospita la Verdi15 2.0! Non un passo indietro!
Di seguito il comunicato diffuso dopo l'occupazione:


L'avevamo detto, l'abbiamo fatto. Con la Verdi Quindici Occupata non si scherza: l'abbiamo dimostrato in dieci mesi di occupazione di via Verdi 15 e lo rifacciamo presente a coloro che se ne fossero dimenticati, pensando che una stupida sagra del manganello potesse mettere a tacere una realtà studentesca come la nostra. 'La Verdi Quindici non si tocca, la difenderemo con la lotta' non è solamente il coro che ci ha accompagnato in questa settimana precaria per le strade di Torino e per i corridoi di Palazzo Nuovo Occupato, è stato ed è molto di più: abbiamo trasformato quelle parole in programma politico, in promessa di battaglia fino all'ultimo respiro. Infatti siamo ancora qui, con un nuovo spazio conquistato a due passi dalla nostra via Verdi 15, con addosso la rabbia per uno spazio rubato da politicanti, speculatori e poliziotti ma anche con la consapevolezza piena che la potenza e la forza di un'idea collettiva non sta in quattro mura ma in coloro che le abitano.

A poco più di una settimana di distanza dallo sgombero di via Verdi abbiamo una nuova casa e un nuovo spazio comune in vicolo Benevello, ancora più nel cuore del quartiere dell'Università. Avevamo messo in guardia tutti dal considerare la Verdi Quindici Occupata come un'esperienza conclusa, passata, affossata dal fruscio del manganello, ammorbata dalle chiacchiere della politica, minacciata dall'infamità delle speculazioni. La Verdi Quindici Occupata rappresenta il presente e il futuro di una città che non vuole morire nelle scorribande finanziarie dei poteri che comandano Torino ne tantomeno nelle vetrine mediatiche che la politica confeziona per sopravvivere.

Sappiamo da che parte sta la violenza

Riceviamo e pubblichiamo con piacere il comunicato di solidarietà delle Mujeres Libres in merito allo sgombero della residenza Verdi15Occupata e al ferimento di Marta, studentessa e occupante colpita al volto da un lacrimogeno della polizia.

Viene da chiedersi perchè tanto accanimento contro degli studenti e delle studentesse che, senza chiedere, si sono ripresi uno spazio abbandonato. Uno spazio che sarebbe dovuto essere messo a loro disposizione, ma che le logiche della politica istituzionale del nostro paese avevano lasciato marcire ormai da tempo.

Viene da chiedersi perchè, lo spazio della Verdi 15, nel quale non solo veniva legittimamente reclamato il diritto allo studio, ma si era riuscit@ a costruire un'atmosfera in cui chiunque, student@ italian@ e migrant@, poteva sentirsi parte attiva nella costruzione di momenti di socialità e di cultura, debba essere espropriato così.

Poi, dopo il danno, la beffa... Marta ha sostenuto la resistenza delle/degli abitant@ dello studentato, martedì scorso era in piazza con loro, e nel tentativo di aiutare una sua compagna che stava per cadere sotto la spinta delle cariche della celere, si è beccata un bel lacrimogeno in faccia lanciato a mano. Gesto di estrema razionalità maschia da parte di un portatore di divisa, impegnato nel garantire la sicurezza (ma di chi?) che ha procurato a Marta una frattura del naso e un bell'occhio tumefatto. A giustificare l'atto interviene un altro celerino che, dopo aver seguito marta ed alcune sue amiche nel bagno di un bar, dà loro delle ragazzine e le suggerisce di restare a casa, perchè altrimenti questo è il trattamento che si meritano.

martedì 6 novembre 2012

What's body? - secondo appuntamento


Per proseguire il percorso di riflessione sul tema del corpo dal titolo 'What's body?', inaugurato con la discussione del 25 ottobre, invitiamo tutti e tutte ad un secondo appuntamento aperto che si terrà giovedì 15 novembre alle ore 17.30 allo spazio Unilotta di Palazzo Nuovo (I piano).
Per la presentazione del progetto vi rimandiamo a questo post.
....we have our body to win!
Laboratorio Sguardi Sui Generis