Il laboratorio Sguardi sui Generis nasce all'Università di Torino nel 2010 con l'intento di costituire uno spazio di discussione e crescita sulle questioni di genere. Un contenitore aperto, dunque, che si pone il duplice obiettivo di approfondire la formazione teorica e di favorire, al contempo, l'affermazione di una soggettività collettiva capace di confrontarsi e intervenire sulle problematiche di genere più attuali.

venerdì 25 novembre 2011

25 novembre 1960: Le sorelle Mirabal

[da Storia di Classe - Infoaut.org]


Le attiviste politiche sudamericane Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva e Antonia Maria Teresa Mirabal vengono uccise in un campo di canna da zucchero il 25 novembre 1960, subito dopo aver fatto visita ai mariti reclusi in carcere.

Chiamate ''le farfalle'', prima che la cieca violenza del regime interrompesse il loro volo verso la libertà, le sorelle Mirabal ebbero il coraggio di lottare per la libertà politica del loro paese, la Repubblica Dominicana, opponendosi ad una delle tirannie più spietate dell'America Latina, quella del dittatore Rafael Leònidas Trujillo, giunto al potere nel 1930 attraverso elezioni truccate.
Già negli anni della loro gioventù Mercedes, Maria e Antonia si scontrarono contro un ambiente politico e sociale tirannico e brutale, che subito risvegliò le loro coscienze sulla necessità di libertà e rispetto dei diritti delle donne dominicane. Quando Trujillo salì al potere con l'aiuto degli Stati Uniti, la loro famiglia (come altre nel paese) perse quasi totalmente i suoi beni, prima nazionalizzati, poi incamerati direttamente dal dittatore nei suoi beni privati.

L'impegno delle giovani sorelle prese il via nel 1960, dopo essersi sposate e aver finito gli studi, con la fondazione del Movimento 14 di Giugno, sotto la direzione di Manolo Travares Justo, dove prima Minerva e poi anche Maria Teresa usarono come nome in codice ''Mariposas'' (''farfalle'').
L'organizzazione trovò ben presto favori in tutte le zone del paese, che si organizzarono in nuclei ben strutturati; il movimento venne però scoperto del gennaio del 1960 dalla polizia segreta di Trujillo, il SIM (Servicio de Inteligencia Militar), e suoi membri vennero perseguitati e incarcerati, tra cui le sorelle Mirabal e i loro mariti; molti altri furono trasferiti nel carcere della città di ''La 40'', carcere di tortura e morte.
Alcuni mesi dopo Mercedes, Maria e Antonia vennero liberate ma i loro coniugi restarono reclusi e vennero trasferiti nel carcere di Puerto Plata.
Il 25 novembre Minerva e María Teresa andarono a visitare i loro mariti alla prigione, in compagnia della sorella Patria e dell'autista Rufino de la Cruz. Intercettate sulla strada del ritorno dagli agenti del SIM, furono condotte in un canneto e subironoo crudeli torture prima di essere vittime di quello che si è considerato il crimine più orripilante della storia dominicana.

Coperte di sangue, sfregiate dalle coltellate, furono strangolate, messe nel veicolo nel quale viaggiavano e gettate in un precipizio con lo scopo di simulare un incidente.
L'assassinio delle sorelle Mirabal produsse gran dolore in tutto il paese e fortificò lo spirito patriottico della comunità, desiderosa di raggiungere un governo democratico che garantisse il rispetto della dignità umana.

Il 17 dicembre 1999 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite scelse la data del 25 novembre come ''Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne'', in omaggio alle sorelle Mirabal.

sabato 19 novembre 2011

#OccupyTorino!

Il 17 novembre è la giornata internazionale per il diritto allo studio. Quest'anno le studentesse e gli studenti hanno deciso di allargare le parole d'ordine della manifestazione e di includere, oltre ai temi che appartengono più prettamente al mondo scolastico, anche l'imprescindibile tema  della crisi e delle connesse politiche di Austerity.
A Torino è stata quindi un'altra giornata di lotta e resistenza! Una manifestazione caratterizzata dalla determinazione di migliaia di student*,  lavorator* e precar*, che ancora una volta alla propria rabbia hanno visto opporre i manganelli della polizia e la loro violenza.
Il corteo, convocato in occasione della giornata internazionale di mobilitazione studentesca, è partito da Piazza Arbarello, ormai simbolo delle lotte studentesche,  per poi snodarsi in direzione di Confindustria, un'istituzione nota a tutti gli studenti in quanto complice della riforma Gelmini che si è abbattuta sugli Istituti superiori così come sulle Università.
''Anche con Monti non tornano i conti'': così recitava lo striscione d'apertura, a sottolineare come la salita al potere di Monti e le nomine ministeriali successive non siano eventi da festeggiare, ma ancora una volta da contrastare attraverso pratiche di opposizione al debito e alle manovre di austerity poiché le richieste della Bce rimangono invariate.
Come donne, precarie, studentesse rifiutiamo in toto questo ricetta preconfezionata che prevede come priorità il salvataggio delle banche e, come salvatori della patria, gli stessi politici e banchieri che non solo hanno creato la crisi ma che, quotidianamente, speculano e ne traggono profitti.
Dopo la breve tappa a Confindustria, il corteo si è diretto a passo spedito verso la zona finanziaria della città: l'appuntamento era stato infatti lanciato nelle settimane precedenti da diverse realtà con l’intento dichiarato di andare ad occupare Bankitalia, cuore del potere finanziario cittadino e diretta responsabile di una crisi che quotidianamente viene riversata su chi non ha contribuito a crearla.
Quattro sono state le violente cariche subite dai manifestanti che, pacificamente, hanno cercato di aggirare la zona rossa creata attorno a Bankitalia e di continuare la propria protesta.
Cariche di una violenza spaventosa, che sono arrivate fin dentro ai portoni, alle librerie e ai negozi del centro e che hanno dimostrato ancora una volta quale sia l'azione immediata e diretta dello Stato verso coloro che non vogliono assoggettarsi alle sue manovre. Senza alcuno scrupolo, poliziotti e agenti della digos hanno malmenato ragazzi e ragazze anche giovanissimi, fermandone cinque e tenendoli in questura fino a tarda sera.
Nonostante le cariche, il corteo ha saputo sempre ricompattarsi e, unito, è andato ad occupare la Mole Antonelliana, simbolo della città di Torino, per chiedere l’immediata liberazione dei fermati.
Lì davanti si sono susseguiti tantissimi interventi che hanno rimarcato l'importanza della giornata, invitando tutti quanti all'appuntamento serale davanti a Bankitalia, convocato una settimana prima dall'assemblea #OccupyTorino.
Anche a questo appuntamento i manifestanti si sono trovanti davanti ad una vera e propria militarizzazione della zona che li ha tenuti nuovamente lontani dal loro obiettivo, sebbene l’intento fosse semplicemente quello di radunarsi davanti a Bankitalia per un’assemblea.
Ancora una volta le forze dell’ordine si sono schierate dalla parte di un potere che sta lacerando l'Italia intera, dalla parte di una crisi che viene percepita ormai da tutti e tutte ma da cui si cercano uscite di emergenza con le manovre ed i tagli che ben conosciamo e percepiamo tutti i giorni.
Schierate tutt’attorno ai palazzi del potere, hanno impedito a chi era in piazza di manifestare il proprio dissenso, la propria rabbia, il proprio dolore.
Tutto questo non ha però fermato la determinazione di quanti sentono su di sé il peso della crisi, la sentono in casa, al lavoro, quando accompagnano i bambini a scuola, quando vanno al supermercato a fare la spesa, e che altro non hanno che la propria voce per farsi sentire.
La giornata di giovedì è stata solo l'inizio di un percorso ormai condiviso da decine di migliaia di persone in tutto il mondo, un percorso che vuole seguire le orme di New York, di Madrid e di tante altre città, e insieme a queste cacciare politici e banchieri sotto un unico slogan: ''Que se vayan todos!''

Laboratorio Sguardi Sui Generis

venerdì 11 novembre 2011

Smontando il caso 4F

Domenica 13 novembre sulle libere frequenze di Radio Blackout sui 105.250 a partire dalle 16  Interferenze farà un approfondimeno sul caso Desmontaje 4f http://www.desmontaje4f.org/it
Ovviamente potete ascoltare la radio anche attraverso lo streaming! http://radioblackout.org/streaming/
 

martedì 8 novembre 2011

Nella memoria l'esempio, nella lotta la pratica!

Pochi giorni fa è morta Nori Brambilla Pesce, partigiana, la compagna del comandante Visone, Giovanni Pesce.
Vogliamo ricordarla con queste sue parole: "Eravamo giovani, ci sentivamo belle, allegre. E' giusto che venga fuori anche questa nostra normalità. Non eravamo incoscienti, sapevamo di correre dei rischi. Ma volevamo un'Italia diversa, libera, e non c'era altra scelta oltre a quella di resistere e combattere".

Di seguito pubblichiamo un video in cui racconta la propria esperienza di partigiana:

No al movimento per la vita dentro i consultori! Comunicato dell'assemblea plenaria del Feminist Blog Camp contro gli attacchi regionali all'autodeterminazione delle donne

Siamo donne, ragazze, studentesse, precarie, disoccupate, provenienti da differenti città, appartenenti a collettivi di genere e percorsi di autodeterminazione. Da tempo siamo impegnate nelle nostre regioni a contrastare quelle politiche sociosanitarie che minano, seppur in modi differenti, l'autodeterminazione delle donne in tema di scelta di maternità; in particolare l'introduzione del volontariato pro vita nei consultori e la privatizzazione dei servizi sanitari che si accompagnano a quella capillare diffusione dell'obiezione di coscienza come vero e proprio dispositivo per normare le nostre condotte e sessualità. Il Feminist Blog Camp è stata per noi occasione di incontro e condivisione. Un incontro dal quale non abbiamo potuto che trarre conferma all'idea che questi attacchi siano assolutamente trasversali e che le singole regioni rappresentino il laboratorio di un disegno più ampio, volto a generalizzare questo modello sociosanitario in tutta Italia.
La nostra risposta politica dunque non può che essere unitaria, intersecando i singoli percorsi di lotta regionali: quelli relativi alle normative sui consultori, all'iter della pillola RU486 e quello dell'interruzione volontaria di gravidanza, contro l'introduzione del movimento per la vita nei consultori, al quale ribadiamo che non daremo alcuno spazio. Intendiamo dunque coordinarci su due livelli, uno informativo rispetto alle condizioni delle singole regioni, l'altro volto a individuare una linea comune di contrasto verso quanto sta accadendo.
Vogliamo perciò costruire delle tappe di confluenza delle rispettive lotte nei nostri luoghi di battaglia, nelle scuole, nelle università, nei consultori, per dare vita ad una rete, nella speranza che il percorso intrapreso conduca ad un momento di confronto e lotta unitario.

Nessuno spazio al movimento per la vita in ospedali, consultori e scuole!
Fuori gli obiettori dalle nostre vite!



Assemblea plenaria Feminist Blog Camp
Laboratorio Sguardi sui Generis - Torino
Le Ribellule - Roma
Mujeres Libres - Bologna
Consultoria Autogestita - Milano
Assemblea Le De'Genere - Terni
Femminismo a Sud
xxd - rivista di varia donnità
Vengoprima! - Venezia
Frequenze di genere - Bologna
Femminile Plurale
Un altro genere di comunicazione
Collettivo LeGrif – Pisa
Comitato Donne 13 Febbraio – Pisa
women.it/Orlando

domenica 6 novembre 2011

Domani ore 17.30 riunione del Laboratorio Sguardi sui Generis

Domani alle ore 17.30 si terrà a Palazzo Nuovo nella stanza UniLotta la consueta riunione del laboratario, se l'università fosse chiusa la riunione verrà rimandata.
Quella di domani sarà la prima riunione dopo il feminist blog camp, quindi vorremmo:
- condividere le prime valutazioni a proposito del FBC
- ragionare collettivamente sui percorsi che si sono aperti a partire da questa esperienza, in particolare rispetto alla creazione di una rete nazionale per contrastare i movimenti per la vita (prime iniziative sul nostro territorio e momenti informativi)
- crisi: analisi della fase e partecipazione del laboratorio ad OCCUPY TORINO 11/11/11
La riunione è come sempre aperta a tutt*, dato che è la prima volta che ci riuniamo dopo il camp ci piacerebbe condividere le valutazioni anche con chi non ha mai partecipato al laboratorio ma fosse interessat* a raccontare come ha vissuto la 3 giorni appena trascorsa...a domani!

sabato 5 novembre 2011

Sulle politiche di Facebook in materia di contenuti sessisti...

Segnaliamo interessante articolo pubblicato dal The Guardian sulle politiche di Facebook in materia di contenuti sessisti e incitanti alla violenza di genere. Ringraziamo le compagne di Femminismo a Sud per la traduzione!


Facebook appoggia i discorsi di incitamento all’odio, fin quando sono diretti alle donne.
L’analogia con le battute da bar fatta dal social network per difendere la propria decisione di non cancellare le pagine pro-stupro è ripugnante!

Di Cath Elliott

Non importa quanto a fondo io abbia consultato i “termini e condizioni d’uso” di Facebook, non sono ancora riuscita a trovare il pezzo in cui si afferma che: “Come Humpty Dumpty, Facebook ha la piena libertà di interpretare le parole usate in questo documento in qualunque maniera ritenga più opportuna.” Eppure questo è quello che i dirigenti di Facebook hanno inequivocabilmente fatto: hanno dato alle parole il significato che desideravano, altrimenti avrebbero eliminato da mesi le pagine che promuovono lo stupro e altre forme di violenza contro le donne.

Immagini dal FBC..

Con grande emozione pubblichiamo un video che attraverso le immagini ci parla del FBC..portiamo nel cuore le emozioni provate durante la 3 giorni, e nel cervello la consapevolezza di essere tante, determinate, e finalmente, in rete fra noi.

Video FBC