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Il laboratorio Sguardi sui Generis nasce all'Università di Torino nel 2010 con l'intento di costituire uno spazio di discussione e crescita sulle questioni di genere. Un contenitore aperto, dunque, che si pone il duplice obiettivo di approfondire la formazione teorica e di favorire, al contempo, l'affermazione di una soggettività collettiva capace di confrontarsi e intervenire sulle problematiche di genere più attuali.
mercoledì 19 settembre 2012
Il ricatto delle dimissioni in bianco
In Italia due donne su tre -fra quelle che hanno figli- sono disoccupate. Questa la denuncia contenuta nel rapporto presentato oggi in senato da Save the children in cui si sottolinea come il 36,4% delle donne tra i 25 e i 34 anni è inattivo.
Non servono chissà quali capacità di analisi per constatare come il nostro è un Paese in cui la maternità non solo non è tutelata, bensì osteggiata.
Il fenomeno delle dimissioni in bianco è un esempio eclatante: 800.000 è il numero delle donne che ha denunciato di esser stata costretta a licenziarsi o di aver subito pressioni in quella direzione, nel momento in cui si è saputo della loro gravidanza.
Navigando in rete è significativo che si trovi accanto alle parole “malattia” “infortunio” e “comportamento sgradito”, la parola “gravidanza”. Come in questo caso: per dimissioni in bianco si intende una pratica diffusa consistente nel far firmare al lavoratore o alla lavoratrice le proprie dimissioni in anticipo, al momento dell'assunzione; da completare poi, riempiendo il foglio con la data desiderata a fronte di una malattia, un infortunio un comportamento sgradito o -nel caso più diffuso- una gravidanza.
E' anche significativo che si legga che tale pratica è illegale ma nonostante questo i dati parlano chiaro e su La Stampa vengono riportate le dichiarazioni del ministro Fornero che candidamente afferma che le speranze di poter aiutare queste donne sono davvero poche ed esclude iniziative volte a contrastare questa prassi che nuoce alle donne. Certo sarà dispiaciuta anche questa volta...
E' evidente come questa crisi non sia affatto neutra al genere e come vada a colpire in maniera più forte le donne e tra loro, quelle sole con figli e le donne straniere. Allo stesso modo è evidente come alla politica istituzionale tutto questo non interessi affatto e se nel 2007 la legge 188 prevedeva che le dimissioni in bianco dovessero esser redatte su appositi moduli, segnati da un codice di identificazione progressiva con riferimento al contratto di lavoro, per evitare che fossero atti sottoscritti prima e usati in seguito a discrezione del datore di lavoro, tale legge è poi stata abrogata l'anno successivo durante il governo Berlusconi, dall'allora ministro del welfare Sacconi. Il decreto legge abrogante presentava questa dicitura: Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
Nessun dubbio, dunque, rispetto alla direzione intrapresa allora e sul fatto che nessun ministro abbia mostrato di voler cambiare la rotta, come testimoniano le dichiarazioni di Fornero.
Un ulteriore aspetto su cui vale la pena soffermarsi è l'ipocrisia che vede schierati fianco a fianco politici di turno e Movimento per la vita, impegnati insieme a prodigarsi in pseudo dichiarazioni a sostegno incondizionato della maternità quando nei fatti è evidente che in Italia le donne che liberamente scelgono di essere madri sono, in moltissimi casi, apertamente osteggiate.
Ed è la parola liberamente che per noi fa la differenza: dalla parte di chi sceglie consapevolmente di essere madre e di chi invece no, di chi lotta per i propri diritti contro il ricatto delle dimissioni in bianco!
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