BREVE RIFLESSIONE SULL'UTILIZZO STRUMENTALE DEL LINGUAGGIO ALL'INTERNO DEI MEDIA MAINSTREAM
Nella sua fanta-ricostruzione le due donne arrestate venivano descritte come “un'autonoma di Chiomonte” e “un'anarchica di Rovereto”.
Questa riduzione essenziale delle due donne ad una presunta tipologia, che nei due casi specifici pare anche essere non veritiera, merita secondo noi una piccola riflessione: è necessario rispedire al mittente i continui tentativi di delegittimazione del movimento, che vengono fatti operando distinzioni, spesso anche fasulle, tra manifestanti autoctoni, che sarebbero più legittimati all'opposizione e manifestanti provenienti da altre città, descritti come “professionisti della protesta”.
Non possiamo fare a meno di notare come in questo caso, visto che una delle due arrestate è originaria di Chiomonte, debba necessariamente esserle attribuita come unica identità, quella di “autonoma”, altro termine utilizzato con un intento svalutante. Ci chiediamo cosa abbiano intenzione di sottintendere questi pseudo-giornalisti...se le due donne fossero state realmente un'autonoma ed un'anarchica il movimento avrebbe dovuto essere meno solidale nei loro confronti e l'opinione pubblica più disponibile ad accettare la convalida dell'arresto?
Ci chiediamo, inoltre, se eventualmente, il fatto di essere un'autonoma e un'anarchica escluda tutto il resto. Forse le manifestanti non sono anche studentesse, lavoratrici, precarie, mamme, nonne, disoccupate, volontarie?
Purtroppo abbiamo già assistito troppe volte a strumentalizzazioni di questo tipo: per riportare un esempio che ci ha viste coinvolte in prima persona, ricordiamo molto bene come, dopo l'occupazione della sede torinese del PDL nel febbraio scorso, alcune testate giornalistiche avessero usato espedienti simili per distorcere e sminuire il senso dell’iniziativa.
Il giorno stesso sui giornali si parlava di un gruppo eterogeneo di donne (studentesse, lavoratrici, precarie, disoccupate, alcune appartenenti a centri sociali), che avevano fatto irruzione nella sede del PDL per denunciare la loro condizione di estrema ricattabilità nei luoghi di studio e di lavoro e per sottolineare la responsabilità di tale partito all’interno della crisi attuale.
Il giorno seguente, invece, dopo che si erano verificati anche alcuni fermi, si parlava esclusivamente di giovani dei centri sociali e di una presunta regia maschile dell'iniziativa, come se fosse impossibile concepire che un gruppo di donne avesse organizzato un'iniziativa di protesta.
Ieri, sempre sui media, abbiamo appreso che l'arresto di Nina e Marianna è stato convalidato con un giorno di anticipo e abbiamo avuto la sventura di dover leggere o ascoltare le dichiarazioni di Stefano Esposito del PD, partito che riesce sempre a distinguersi per le sue posizioni immancabilmente tese a difendere gli interessi dei potenti di turno, e ad essere sempre più a destra dei partiti a cui dovrebbe opporsi. Secondo Esposito, infatti, le due donne arrestate dovrebbero andare a lavorare nel (non) cantiere in Valsusa: superfluo dire che a nostro avviso dichiarazioni di questo tipo si commentano da sole...
A questi personaggi va tutto il nostro disprezzo!
A Nina e Marianna, invece, va la nostra incondizionata solidarietà di appartenenti al movimento NO TAV, donne, femministe e militanti: vi vogliamo libere e subito!
Ricordiamo a tutti e tutte il presidio di solidarietà per chiedere la liberazione immediata di Nina e Marianna: l’appuntamento è per oggi, lunedì 12 settembre, alle 18 in piazza Castello.
Laboratorio Sguardi sui Generis
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