Il laboratorio Sguardi sui Generis nasce all'Università di Torino nel 2010 con l'intento di costituire uno spazio di discussione e crescita sulle questioni di genere. Un contenitore aperto, dunque, che si pone il duplice obiettivo di approfondire la formazione teorica e di favorire, al contempo, l'affermazione di una soggettività collettiva capace di confrontarsi e intervenire sulle problematiche di genere più attuali.

sabato 8 marzo 2014

8 MARZO, #AUTODETERMINATE IN LOTTA!

L'8 Marzo per noi non è mai stata una ricorrenza ma un'occasione per ripensare le lotte del passato e trarne nuova forza per i conflitti in corso. La lotta per l'autodeterminazione delle donne non è un vezzo della memoria ma un campo di battaglia su cui oggi più che mai è in corso uno scontro.

Le politiche di austerity trovano efficacia anche nel frammentare il corpo sociale isolando tante più ricette quante più identità si possono trovare. In altre parole la crisi non è neutra e ha una sfaccettatura particolare per ognun* di noi. C'è una crisi che vede solo chi è migrante, una crisi che vede solo chi lavora nel terziario, un'altra per chi lavora nella sanità e un'altra ancora per le donne. Attaccare questa visione vuol dire agire un'immediata ricomposizione del tessuto sociale a partire dalle lotte.

In molte piazze d'Europa oggi la parola d'ordine è #autodeterminazione, una parola da pensare in relazione alle possibilità materiali di scelta. Nell'Europa della crisi non tutte abbiamo le stesse possibilità di acceso ai servizi e dunque non tutte possiamo scegliere su noi stesse allo stesso modo. Questo concretamente vuol dire poter avere accesso gratuito e sicuro all'aborto piuttosto che avere una copertura sanitaria degna, o ancora la possibilità di interrogarsi sul proprio corpo e la propria sessualità in maniera informata e consapevole. Ma vuol dire anche poter scegliere il proprio lavoro, i propri partners ma soprattutto poter stabilire i tempi della propria vita.


#autodeterminazione non è solo una parola d'ordine tra tante ma una ben precisa risposta all'attacco alla libertà delle donne da parte di molti governi, in prima fila quello spagnolo. Il primo ministro Rajoy vorrebbe imporre una legge che criminalizza le donne che decidono d'interrompere la gravidanza e reintroduce l'obbiezione di coscienza in discriminata. La cultura dell'obbiezione crea uno stato di normalità in cui i medici decidono sulla riproduzione dei corpi femminili. Questa stessa situazione la viviamo tutti i giorni in Italia dove l'obbiezione è ormai pratica consolidata ed efficace nel rendere impossibile l'acceso a un diritto.

Nella stessa legge spagnola così come in tutti gli altri casi d'ingerenza la medicalizzazione delle scelte è un messaggio chiaro: essere il soggetto di cui si parla non è abbastanza per prendere voce in capitolo. Le donne vengono dichiarate 'non in grado d'intendere e di volere' su se stesse. Come del resto le/i migranti non sono in grado di parlare dei propri diritti ma hanno bisogno di una 'carta' dall'alto che li difenda. Lo stesso paradigma lo vediamo applicato alle popolazioni che abitano i territori, come la Val Susa i cui abitanti non sarebbero adatti a prendere decisioni sulla propria terra.

Non è un caso che il 'DDL Femminicidio', a protezione di un presunto “soggetto debole” contenga provvedimenti a tutela del cantiere Tav. Il corpo delle donne viene usato come scudo contro le lotte sui territori. Questo 8 marzo siamo in piazza con tutte le nostre identità in lotta per l'#autodeterminazione, contro ogni tentativo di decidere per noi!

Lab. Sguardi sui Generis

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