11 Aprile 2011, una ventina di donne vengono fermate in Francia e portate in questura per essere identificate. Non una semplice identificazione: vengono infatti espressamente fermate in quanto indossatrici del niqab, il tradizionale velo islamico integrale.
Ciò avviene nel primo giorno in cui in Francia scatta la legge anti velo, voluta dal presidente Sarkozy. Velo che per alcune determina una vera e propria individualità, velo sinonimo di appartenenza, velo che alcuni fra musulmani e musulmane indossano nello Stato in cui vivono in quanto portatore di cultura e tradizione delle loro origini. Velo che il governo al potere avrebbe vietato in quanto lesivo dei valori nazionali della Francia. Ma che appare in realtà come chiaro segno di una islamofobia che sempre più imperversa sul fronte occidentale, utilizzata dal potere politico come espediente per instaurare circoli viziosi di paura e diffidenza.
Ciò avviene nel primo giorno in cui in Francia scatta la legge anti velo, voluta dal presidente Sarkozy. Velo che per alcune determina una vera e propria individualità, velo sinonimo di appartenenza, velo che alcuni fra musulmani e musulmane indossano nello Stato in cui vivono in quanto portatore di cultura e tradizione delle loro origini. Velo che il governo al potere avrebbe vietato in quanto lesivo dei valori nazionali della Francia. Ma che appare in realtà come chiaro segno di una islamofobia che sempre più imperversa sul fronte occidentale, utilizzata dal potere politico come espediente per instaurare circoli viziosi di paura e diffidenza.
Ancora una volta dietro il presunto universalismo dei valori nazionali si nasconde la retorica dell'assimilazione coatta che pretende di includere la diversità negandola in quanto tale.
E' per questo che ci schieriamo al fianco delle lotte e proteste che in Francia, in particolar modo in questi giorni, ma già da un paio d'anni ormai, stanno infiammando l'opinione pubblica.
Contro un sistema istituzionale che tenta di reprimere quotidianamente le nostre ben salde certezze riguardanti chi siamo e cosa vogliamo.
Al fianco, quindi, di tutte quelle che come noi ogni giorno si trovano all'interno delle lotte, celate o meno dietro ad un velo.
Non sono d'accordo: il velo è sì portatore di cultura e tradizioni, ma di una civiltà fortemente maschilista, che vede la donna sottomessa, privata dei diritti che le spettano in quanto essere umano, relegata in casa, maltrattata.
RispondiEliminaLa legge ha di sicuro aspetti islamofobi, ma il velo è e rimane simbolo e mezzo di repressione, non difendiamolo.
il velo è strumento di repressione etc... solo se lo leggiamo con sguardo eurocentrico. Nella nostra cultura ad esempio, l'esibizione del corpo e la nudità svolgono una funzione sessista assolutamente equiparabile a quella attribuita un po' grossolanamente al velo. Dunque che facciamo: facciamo una legge contro l'esibizione del corpo? No perché accettiamo che ognuna disponga del suo corpo (dell'eventuale copertura) a partire da sé e come ritiene. La scommessa sull'autodeterminazione delle donne è l'unica pratica anti-sessista (ergo: sta alle donne decidere se lo vogliono portare o meno). Ovvio e banale che l'imposizione (del velo come ogni altra è una pratica da condannare). Altri due spunti per riflettere: Spivak ha messo ben in evidenza il paradosso insito in questo circolo: uomini bianchi che liberano donne nere da uomini neri (ovvero: contesa tra uomini su corpi femminili; ovvero non si esce affatto dallo schema patriarcale). Sempre Spivak ha criticato ciò che lei chiama "l'io vedo occidentale", l'ossessione occidentale del vedere (non dimentichiamo che uno dei caratteri retoricamente attribuiti alla democrazia è proprio la trasparenza!!).
RispondiEliminaSono sempre io, mi metto anonima solo perchè non ho idea di cosa siano le altre opzioni..
RispondiEliminaComunque se lasciamo un attimo da parte le degenerazioni sessiste dell'esibizione del corpo della donna, è chiaro che la possibilità di esibirlo è frutto non dell'eurocentrismo, ma dell'emancipazione da moralismo e paternalismo. Emancipazione che ha avuto luogo nella nostra cultura, non ancora in molte altre che restano patriarcali, in cui la donna è ancora vista come causa di "tentazione" o oggetto di proprietà esclusiva del marito, ed ecco il motivo del velo: sei la MIA bambola, solo io posso vederti.
Sarà anche banale e ovvio, ma il velo è un'imposizione, oltretutto contro il Corano stesso che sancisce l'uguaglianza tra i sessi e non lo prevede assolutamente. Le alternative, per quanto riguarda questa legge, sono: permettere l'imposizione o vietare l'imposizione. E' vero che a questo punto si ha il problema dell'autodeterminazione, ma non bisogna dimenticare che molte donne il velo non lo vogliono, e quelle che lo accettano lo fanno perchè condizionate dalla società maschlista: nessuna donna non condizionata vuole per sè repressione e clausura.
Anche in Italia ci sono donne che credono davvero sia giusto essere sottomesse e servire l'uomo, perchè così è sempre stato. Cosa vogliamo fare allora, svegliarle o difendere come inviolabile la loro "volontaria" sottomissione?
Oltretutto io, personalmente, non ritengo il colore della pelle un carattere fondante dell'individuo, perciò ritengo che si possa meglio parlare semplicemente di donne che tentano di liberare altre donne.