Sessismo ordinario
Da qualche giorno la stampa italiana dedica ampio spazio all'ennesima “battuta” omofoba e sessista del premier Silvio Berlusconi. La cronaca è ormai nota, come del resto il tenore delle reazioni ufficiali: mal celata ipocrisia e indignazione sembrano mettere d'accordo tutti.
Per quanto ci riguarda non scopriamo nulla di nuovo. Non per questo intendiamo minimizzare il fatto singolo – la violenza sessista, infatti, va combattuta in ogni sua manifestazione concreta – ma ci proponiamo semplicemente di individuare, accanto ai nemici, i falsi amici, altrettanto insidiosi. Da questo punto di vista, il fatto di cronaca presenta interessanti sfumature su cui brevemente avanziamo alcune riflessioni.
In primo luogo la reazione quasi paradigmatica di Antonio Di Pietro che trasforma un grave episodio sessista in una mancanza di bon ton. Trattare male le donne, offenderle e denigrarle, così come insultare gli omossesuali sarebbe, agli occhi del parlamentare, un affare da bettola di periferia che non dovrebbe intaccare i palazzi del potere. A questo vorremo ribadire che il sessismo non è questione di classe o ceto (e così esplicitiamo anche l'immaginario che sta dietro le parole di Di Pietro), ma che attraversa trasversalmente la società in cui viviamo. Aggiungiamo che storicamente le donne hanno trovato più compagni di vita e di lotta nelle bettole di periferia che a Palazzo Chigi. E che oggi la cultura sessista e omofoba è prodotta e diffusa interamente dai quei canali mainstream ben finanziati e supportati proprio dal potere che storce il naso trattando come eccezione ciò che lo permea sin nel midollo.In secondo luogo, può essere utile una considerazione sul disagio espresso dalla chiesa cattolica che si dice imbarazzata dall'atteggiamento del Premier e minaccia di revocargli l'invito al Forum delle famiglie. Il mondo cattolico, tuttavia, si dice disposto alla riconciliazione se Berlusconi saprà proteggere il valore della famiglia e praticare una distinzione netta fra la vita privata e l'impegno pubblico. Due condizioni che suonano come una sorta di accordo da siglare direttamente e esplicitamente contro le donne ed ogni vissuto sessuale non “conforme”: la distinzione tra pubblico e privato è infatti la regola aurea del patriarcato che trova la sua realizzazione nella famiglia tradizionale; quale terreno più fertile per far cresce la mentalità macista che Berlusconi così fieramente rappresenta. Contro di essa, come contro il perbenismo illibertario di quanti tentano di arginarla riproponendo vecchi dispositivi di normalizzazione e identificazione (la famiglia, la classe, il ceto), ci schieriamo rifiutando di individuare nei moralismi un'alternativa valida alla desolante realtà politica che ci circonda.
Tranquilli,ragazzi.
RispondiEliminaLe battute sessiste man mano che esondano le si rispedisce al mittente.
La solidarietà riscalda e aiuta a combattere, grazie