Qualche giorno dopo la seconda edizione del fem blog camp,
giusto il tempo di dormirci un po' su e di confrontarci collettivamente...Et voilà le nostre valutazioni da
condividere con chi c'era e con chi, invece, sta ascoltando i racconti.
“La mia bellezza non è la vostra bellezza!” è una frase che
ha detto una compagna romana, significativa in quel contesto e ancor più
tornate a Torino. Dentro c'è tutto: la voglia di raccontarsi in prima persona
senza che qualcun altro lo faccia al nostro posto, la voglia di rivendicare
altri canoni estetici, altre pratiche, altre sessualità, altri tempi di vita.
“La nostra bellezza è il fem
blog camp” perché lì questo è possibile e l'abbiamo costruito noi insieme e
una volta a casa lottiamo affinché si aprano sempre maggiori spazi di
autodeterminazione.
Questa seconda edizione ha visto una partecipazione ancora
maggiore rispetto alla prima e pensiamo di poter affermare che questo sia
merito anche del fatto che l'anno scorso tutt* le/i partecipanti hanno
contribuito a realizzare una grande sfida mettendosi in gioco, proponendo
workshop, autogestendosi e...Sfidando il freddo! Abbiamo colto la forza e le
potenzialità di una tre giorni tutta nostra, da riempire con i nostri saperi,
pratiche e socialità e durante la scorsa plenaria abbiamo detto che volevamo
fosse la prima di una serie, così eccoci a Livorno!
L'ex caserma è il centro sociale che ci ha accolto: una
realtà giovane, che ospita varie attività al suo interno e che allo stesso
tempo si propone come uno spazio ridato al quartiere.
Il primo elemento che ci preme di sottolineare è la scelta -
non scontata dato che durante la scorsa plenaria ne avevamo discusso - di
riunirci nuovamente in uno spazio occupato, in una dimensione di autogestione.
Le compagne livornesi, le Stregatte, ci hanno riservato una meravigliosa
accoglienza e cogliamo quest'occasione per ringraziarle.
Noi ci siamo portate a casa una ricchezza fatta di
condivisione di saperi nei workshop e nei momenti informali, di contatti con
realtà e compagne singole che portano avanti lotte in territori differenti dal
nostro e a cui a nostra volta abbiamo raccontato le nostre mobilitazioni e la
lotta in Valsusa.
Durante i workshop abbiamo discusso dell'importanza della
comunicazione, delle rappresentazioni di sesso, genere e vita privata nei media mainstream e del rapporto tra
sessualità e potere (focalizzandoci sul contesto italiano). Pur nella
consapevolezza di quanto la rete non sia uno spazio liberato né di presunta
orizzontalità, ciò che è emerso è l'importanza di attraversarlo in modo
efficace e consapevole per far arrivare i nostri discorsi a tutt* cercando di
utilizzare i mezzi di comunicazione a nostro vantaggio.
A questo riguardo, in mancanza di una posizione univoca,
si è creato dibattito, così come è accaduto a proposito delle pratiche da
utilizzare. Una volta decostruita la tipologia di messaggi veicolati dalle
maggiori testate giornalistiche in tema di violenza sulle donne (ci riferiamo
ad espressioni quali “delitto passionale”) e del loro ruolo nel costruire
stereotipi razzisti, la discussione si è concentrata sulle risposte e
resistenze possibili.
Le proposte sono state numerose: dal mettere in campo dei
boicottaggi, all'occupazione di sedi di testate giornalistiche e televisive,
dal sensibilizzare le redazioni dall'interno al muoversi per via legale.
Pensiamo che non esista una sola modalità legittima o
egemone rispetto alle altre e che, se vogliamo raggiungere l'obiettivo di
vedere attuati dei cambiamenti, dobbiamo lottare seguendo le modalità che
ciascuna realtà ritiene più consona, mettendoci ancora una volta in rete tra di
noi condividendo il medesimo scopo.
Abbiamo partecipato anche al workshop organizzato dal
collettivo romano delle Ribellule, “My slutwalk”, un lavoro che parte dal
corpo, nodo centrale della riflessione femminista e di genere in quanto nostro
primo campo di battaglia. Le ringraziamo perché ci hanno offerto numerosi
spunti di riflessione e condivisione, sollevando delle questioni centrali
successivamente affrontate anche nel corso della plenaria, dove si è discusso
della possibilità di creare un'iniziativa di visibilità pubblica del fem blog
camp nel quartiere che ci ha ospitat*. La consapevolezza collettiva
dell'importanza di creare spazi di visibilità al di fuori delle mura della
realtà che ci ha accolte, dialogando col tessuto cittadino ha rappresentato una
crescita ed una novità rispetto all'anno scorso, indice anche dei processi di
maturazione e sedimentazione di quanto, tutt* insieme, di anno in anno
costruiamo. E tuttavia l'emergere di questioni di metodo, relative ai tempi e
ai modi di costruzione dell'iniziativa, nata da un workshop e che tuttavia, a
parere di alcuni collettivi fra i quali il nostro, richiedeva di essere
discussa e condivisa in plenaria secondo quel metodo di decisione collettiva
che ci ha caratterizzate l'anno scorso, hanno indotto l'assemblea a rinviarne
la realizzazione. Ciò non toglie che il
tema dal quale è scaturito il dibattito resti un'importante indicazione
progettuale per il futuro e l'anno prossimo: il fem blog camp è uno spazio di
confronto, dibattito, condivisione di saperi e pratiche ma anche un punto di
partenza per aprire spazi di comunicazione e lotta con e nelle città che lo
ospitano.
Sempre in tema di progettualità future, la rete di
coordinamento fra collettivi Obiezione Respinta, nata in occasione dello scorso
FBC, è stata quest'anno ulteriormente ampliata in seguito ad un workshop sul tema degli attacchi alla
libertà di scelta delle donne in tema di aborto e gravidanza, durante il quale
si è parlato dell'assurdo tasso di obiezione di coscienza fra i medici, della violenza del movimento
per la vita e delle iniziative messe in atto nei vari territori per fare controinformazione
su questi temi. La volontà è quella di organizzare iniziative simultanee nelle
varie città e di utilizzare la rete per condividere e amplificare le varie
pratiche portate avanti; un esempio concreto della volontà di usare i mezzi di
comunicazione a nostro vantaggio.
Sarebbero molte altre le cose da dire, sono state giornate
molto intense e queste sono senz'altro solo alcune delle considerazioni da
condividere, chiudiamo con un'ultima nota positiva: da quando il camp è terminato, nel web c'è stato un proliferare di
resoconti, testimonianze e racconti collegati a vicende di cronaca e iniziative
legate ai femminismi che solitamente occupano meno spazio in rete, nei social network; possiamo leggerlo come
il fatto che questi tre giorni ci hanno stimolato e ora vogliamo discuterne e
allo stesso tempo prenderci spazi di protagonismo in rete e non solo.
Ultimissima: non è stato facile, ma ci siamo riappropriate
anche del biliardino! ;)
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