Il laboratorio Sguardi sui Generis nasce all'Università di Torino nel 2010 con l'intento di costituire uno spazio di discussione e crescita sulle questioni di genere. Un contenitore aperto, dunque, che si pone il duplice obiettivo di approfondire la formazione teorica e di favorire, al contempo, l'affermazione di una soggettività collettiva capace di confrontarsi e intervenire sulle problematiche di genere più attuali.

domenica 7 ottobre 2012

La mia bellezza non è la loro bellezza! La nostra bellezza è il Fem Blog Camp!


Qualche giorno dopo la seconda edizione del fem blog camp, giusto il tempo di dormirci un po' su e di confrontarci collettivamente...Et voilà le nostre valutazioni da condividere con chi c'era e con chi, invece, sta ascoltando i racconti.

“La mia bellezza non è la vostra bellezza!” è una frase che ha detto una compagna romana, significativa in quel contesto e ancor più tornate a Torino. Dentro c'è tutto: la voglia di raccontarsi in prima persona senza che qualcun altro lo faccia al nostro posto, la voglia di rivendicare altri canoni estetici, altre pratiche, altre sessualità, altri tempi di vita.
“La nostra bellezza è il fem blog camp” perché lì questo è possibile e l'abbiamo costruito noi insieme e una volta a casa lottiamo affinché si aprano sempre maggiori spazi di autodeterminazione.

Questa seconda edizione ha visto una partecipazione ancora maggiore rispetto alla prima e pensiamo di poter affermare che questo sia merito anche del fatto che l'anno scorso tutt* le/i partecipanti hanno contribuito a realizzare una grande sfida mettendosi in gioco, proponendo workshop, autogestendosi e...Sfidando il freddo! Abbiamo colto la forza e le potenzialità di una tre giorni tutta nostra, da riempire con i nostri saperi, pratiche e socialità e durante la scorsa plenaria abbiamo detto che volevamo fosse la prima di una serie, così eccoci a Livorno!
L'ex caserma è il centro sociale che ci ha accolto: una realtà giovane, che ospita varie attività al suo interno e che allo stesso tempo si propone come uno spazio ridato al quartiere.
Il primo elemento che ci preme di sottolineare è la scelta - non scontata dato che durante la scorsa plenaria ne avevamo discusso - di riunirci nuovamente in uno spazio occupato, in una dimensione di autogestione. Le compagne livornesi, le Stregatte, ci hanno riservato una meravigliosa accoglienza e cogliamo quest'occasione per ringraziarle.


Noi ci siamo portate a casa una ricchezza fatta di condivisione di saperi nei workshop e nei momenti informali, di contatti con realtà e compagne singole che portano avanti lotte in territori differenti dal nostro e a cui a nostra volta abbiamo raccontato le nostre mobilitazioni e la lotta in Valsusa.

Durante i workshop abbiamo discusso dell'importanza della comunicazione, delle rappresentazioni di sesso, genere e vita privata nei media mainstream e del rapporto tra sessualità e potere (focalizzandoci sul contesto italiano). Pur nella consapevolezza di quanto la rete non sia uno spazio liberato né di presunta orizzontalità, ciò che è emerso è l'importanza di attraversarlo in modo efficace e consapevole per far arrivare i nostri discorsi a tutt* cercando di utilizzare i mezzi di comunicazione a nostro vantaggio.
A questo riguardo, in mancanza di una posizione univoca, si è creato dibattito, così come è accaduto a proposito delle pratiche da utilizzare. Una volta decostruita la tipologia di messaggi veicolati dalle maggiori testate giornalistiche in tema di violenza sulle donne (ci riferiamo ad espressioni quali “delitto passionale”) e del loro ruolo nel costruire stereotipi razzisti, la discussione si è concentrata sulle risposte e resistenze possibili.
Le proposte sono state numerose: dal mettere in campo dei boicottaggi, all'occupazione di sedi di testate giornalistiche e televisive, dal sensibilizzare le redazioni dall'interno al muoversi per via legale.
Pensiamo che non esista una sola modalità legittima o egemone rispetto alle altre e che, se vogliamo raggiungere l'obiettivo di vedere attuati dei cambiamenti, dobbiamo lottare seguendo le modalità che ciascuna realtà ritiene più consona, mettendoci ancora una volta in rete tra di noi condividendo il medesimo scopo.

Abbiamo partecipato anche al workshop organizzato dal collettivo romano delle Ribellule, “My slutwalk”, un lavoro che parte dal corpo, nodo centrale della riflessione femminista e di genere in quanto nostro primo campo di battaglia. Le ringraziamo perché ci hanno offerto numerosi spunti di riflessione e condivisione, sollevando delle questioni centrali successivamente affrontate anche nel corso della plenaria, dove si è discusso della possibilità di creare un'iniziativa di visibilità pubblica del fem blog camp nel quartiere che ci ha ospitat*. La consapevolezza collettiva dell'importanza di creare spazi di visibilità al di fuori delle mura della realtà che ci ha accolte, dialogando col tessuto cittadino ha rappresentato una crescita ed una novità rispetto all'anno scorso, indice anche dei processi di maturazione e sedimentazione di quanto, tutt* insieme, di anno in anno costruiamo. E tuttavia l'emergere di questioni di metodo, relative ai tempi e ai modi di costruzione dell'iniziativa, nata da un workshop e che tuttavia, a parere di alcuni collettivi fra i quali il nostro, richiedeva di essere discussa e condivisa in plenaria secondo quel metodo di decisione collettiva che ci ha caratterizzate l'anno scorso, hanno indotto l'assemblea a rinviarne la realizzazione. Ciò non toglie che  il tema dal quale è scaturito il dibattito resti un'importante indicazione progettuale per il futuro e l'anno prossimo: il fem blog camp è uno spazio di confronto, dibattito, condivisione di saperi e pratiche ma anche un punto di partenza per aprire spazi di comunicazione e lotta con e nelle città che lo ospitano.

Sempre in tema di progettualità future, la rete di coordinamento fra collettivi Obiezione Respinta, nata in occasione dello scorso FBC, è stata quest'anno ulteriormente ampliata in seguito ad un workshop sul tema degli attacchi alla libertà di scelta delle donne in tema di aborto e gravidanza, durante il quale si è parlato dell'assurdo tasso di obiezione di coscienza  fra i medici, della violenza del movimento per la vita e delle iniziative messe in atto nei vari territori per fare controinformazione su questi temi. La volontà è quella di organizzare iniziative simultanee nelle varie città e di utilizzare la rete per condividere e amplificare le varie pratiche portate avanti; un esempio concreto della volontà di usare i mezzi di comunicazione a nostro vantaggio.

Sarebbero molte altre le cose da dire, sono state giornate molto intense e queste sono senz'altro solo alcune delle considerazioni da condividere, chiudiamo con un'ultima nota positiva: da quando il camp è terminato, nel web c'è stato un proliferare di resoconti, testimonianze e racconti collegati a vicende di cronaca e iniziative legate ai femminismi che solitamente occupano meno spazio in rete, nei social network; possiamo leggerlo come il fatto che questi tre giorni ci hanno stimolato e ora vogliamo discuterne e allo stesso tempo prenderci spazi di protagonismo in rete e non solo.

Ultimissima: non è stato facile, ma ci siamo riappropriate anche del biliardino! ;)

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